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Stili


Il velo è stato per secoli accessorio indispensabile dell'abbigliamento femminile.Già nei tempi pre-islamici nella penisola araba lo portarono le donne d'alto ceto sociale. Nell'antica Grecia, il velo era un attributo per le dee; per Omero era segno di femminilità per ogni donna di qualunque stato sociale. Le donne coprivano i capelli anche per mostrare il proprio status: il velo allora rappresentava un segno di sottomissione al marito, il celarsi agli sguardi degli altri uomini. Tuttora nelle regioni più calde del Mediterraneo e nei villaggi del deserto le donne si avvolgono nei veli, grandi abbastanza da fungere da mantello da cui si intravedono solo gli occhi, non solo per motivi sociali o religiosi ma anche per resistere alla sabbia e alle alte temperature.La letteratura, la religione e la filosofia hanno spesso adoperato il velo come metafora. Per Foscolo il velo che Minerva donò alle Grazie, dee della musica, della poesia e della danza, serviva a proteggerle dalle passioni umane. Il velo di Iside, il velo di Maya: metafore della verità celata ai mortali da una divinità femminile depositaria dei segreti del genere umano.

Il velo ha dunque una lunga storia e ci rimane difficile pensare che sia stato introdotto solo recentemente nella danza orientale come elemento coreografico. Taluni infatti affermano che fu Samia Gamal la prima a usarlo per entrare in scena, e senz'altro è a lei che dobbiamo un'infinita varietà di figure e di giochi che si possono creare con questo strumento di seduzione.

In seguito l'arte della danza col velo è stata riscoperta e incrementata da numerose danzatrici statiunitensi che l'hanno adoperato per ricreare fantasiose rivisitazioni della leggendaria "danza dei sette veli" (ricordiamo la splendida Rita Hayworth nei panni di Salome).

 

DANZA CON LA SCIMITARRA

Reminiscenza di antiche danze guerresche praticate dagli uomini o parodia della stessa nata negli harem da donne che tra lo scherzoso e il ribelle cercavano di impadronirsi dell'arma del proprio "guardiano" per tentare un'improbabile fuga, la danza con la scimitarra aggiunge un che di mistico alla routine di una danzatrice. La scimitarra è una vera arma e come tale esige rispetto e massima attenzione nell'adoperarla. Questo tipo di danza richiede un forte autocontrollo ed equilibrio da parte della danzatrice, che deve stare molto attenta a non farla scivolare giù dalla testa o dal fianco su cui è appoggiata, mentre compie i movimenti della danza. Il tutto senza dare l'impressione al pubblico di essere preoccupata per il rischio, bensì comunicando un senso di pace, equilibrio, sicurezza.

L'effetto che si può ottenere è magico, di forte impatto sul pubblico e sulla psiche della danzatrice, la quale, sembra strano dirlo, tramite questo tipo di danza può quasi raggiungere uno stato di meditazione estatica. Najma è nota per questo tipo di performance che pratica con rispetto e devozione sin dal 1999, quando fu "scelta" dalla sua stessa scimitarra come compagna di danza…ma questa è un'altra storia.

 

DANZA COL CANDELABRO (RAQS EL SHAAMA-DAN)

La danza con il candelabro o del "vassoio con le candele", nella sua versione più antica, è reminiscenza di un'antica danza rituale. La luce delle candele rappresenta la luce del sole e dei luminari del firmamento e come tale era connessa ai riti dedicati a Ra (il dio Sole). Alle latitudini mediterranee, ma ancor più nei paesi nordici, questa suggestiva danza veniva anche impiegata per "rinforzare il sole" nella sua risalita dal solstizio invernale a quello estivo. Più recentemente, in epoca islamica, la troviamo alle feste per la "venuta alla luce" di un bambino.
Ancor oggi in Svezia incontriamo le candele per la festa di Santa Lucia, reminiscenza forse di un antico rituale celtico.Tanti anni fa Re Canuto di Svezia proclamò che il Natale sarebbe durato un mese, dal 13 dicembre - all'epoca giorno del solstizio d'inverno - al 13 gennaio, giorno appunto di San Canuto. Non si sa bene perché Lucia, una santa siciliana del 4° secolo, fosse cosi onorata nella lontana e fredda Svezia: si racconta che avesse visitato personalmente il Paese oppure che furono i missionari cristiani a parlare di lei al popolo e a diffonderne il culto. Qualunque sia l'origine , gli svedesi dimostrarono subito molto amore per Lucia, ''colei che porta luce'', festeggiata proprio il giorno del ritorno del sole e della vita.

Nel 1927 poi un quotidiano di Stoccolma decise di bandire un concorso per eleggere la cosidetta ''Lucia di Svezia" che, con una corona di sette candele e vestita di una tunica bianca, doveva raccogliere le offerte e i doni da distribuire ai poveri e ai bisognosi in occasione delle feste natalizie. L'iniziativa ebbe un successo clamoroso che persiste tutt'oggi, tanto che, a Stoccolma, ad incoronare la prescelta è il vincitore del premio Nobel per la letteratura. Dal 1950 la festa svedese è collegata a quella siciliana, sicché la Lucia svedese si reca a Siracusa per partecipare alla procesione che conclude i festeggiamenti in onore della Santa.Da nord a sud questa danza sembra dunque avere una comune connessione coi riti legati alla rinascita della luce.

Più recentemente la danza con le candele ha assunto le caratteristiche di un segreto linguaggio amoroso. Nella società araba, nella quale non è lecito a una donna dichiararsi esplicitamente al suo innamorato, se durante una festa una donna afferra il candelabro e inizia a danzare con esso in equilibrio sulla testa vuol dire al suo amato: Mi struggo d'amore come una candela.

 

DANZA COL BASTONE (RAQS EL ASSAYA)

Anche se la danza con il bastone è tipicamente maschile, anch'essa, come quella con la scimitarra, reminiscenza di un'antica danza marziale, anche la donna, in una sorta di parodia della danza maschile, usa questo accessorio facendolo roteare nella mano e accompagnando i movimenti del busto o dei fianchi con esso. Il ritmo usato è quello dell'Alto Egitto, il Saaidi; l'abito indossato è generalmente una lunga tunica intera di pesante tela in cotone per l'uomo (gallabija), intessuta di fili dorati e paillettes per la donna.

 

DANZA CON LE ZAGAT

Le zagat o sagat sono dei cimbali, generalmente realizzati in rame o altri metalli, che la danzatrice tiene legati ai pollici e ai medi delle due mani. E' necessaria una perfetta coordinazione fra il suono ritmico dei cimbali e i movimenti di danza oltre a una solida conoscenza dei ritmi arabi da parte della danzatrice. La danza orientale non è la sola ad avvalersi di strumenti ritmici usati dalla ballerina, basti pensare alle nacchere nel flamenco e nelle danze andaluse.

 

SPETTACOLI

Najma preferisce non esibirsi presso ristoranti nei quali la danza orientale rappresenta un intermezzo tra una portata e l'altra, tuttavia dal 1997 è talvolta stata ospite presso alcuni locali etnici che promuovono la cultura araba (es. Taus Club a Marino- Roma; Mythos a Chieti; Moresca a Bari ecc.) e in feste private e gala di beneficenza (Circolo Cittadino di Ascoli; Lions di Ascoli Piceno; Inner Wheel di S. Benedetto del Tronto; Croce Rossa I. di S. Benedetto del Tronto, Guardia di Finanza, Festa per il Capodanno Persiano ecc.), ha partecipato inoltre a importanti rassegne e rievocazioni storiche da sola o con il suo gruppo.

 

Per il 2003 citiamo:

06-06
Palacongressi di S. Benedetto del Tronto, serata nell'ambito della Prima Conferenza Regionale dell'Immigrazione;

19-07
presso la Rocca di Acquaviva Picena in occasione del Raduno Nazionale per i 100 anni Harley-Davidson (premio URPIG 2003 come migliore manifestazione culturale del Piceno);

20-07
Spinetoli Festival del Folklore organizzato dalla Provincia di A.P.;

21-07
"Verso Sud" alla Corte del Castello di Falconara Alta;

09-08
Castorano (A.P.) nell'ambito della Rassegna "Scena Picena";

25/26/27-09
Acquaviva P., Offida e Ascoli nelle tre serate dedicate a "Le Città della Storia", 1ª Rassegna Internazionale delle Rievocazioni Storiche.

21-12
"Luce d'Oriente" ex-chiesa di S. Andrea Ascoli Piceno

Per il 2004:

26/28-03
"El Samar" presso TeatrLaboratoriumAikot27 S. Benedetto del Tronto.

Najma con la sua Associazione Culturale è inoltre impegnata sul fronte dell'integrazione multietnica, pertanto in collaborazione con il Presidente della Consulta per l'immigrazione di S. Benedetto del Tronto, Zouhir Ben Hammed, il 13 luglio ha offerto uno spettacolo insieme al gruppo Ramses dedicato ai bambini Saharawi ospiti della città; il 4 ottobre poi ha partecipato come insegnante al laboratorio di danza orientale con i bambini extra-comunitari nell'ambito della manifestazione "Una piazza a colori- World Vibrations" organizzata presso il comune di Grottammare (A.P.).
Najma infine si è affacciata sulla scena dello spettacolo internazionale partecipando con venti delle sue migliori allieve all'apertura del Baglioni Tour 2003, il 14 giugno presso lo Stadio del Conero di Ancona, spettacolo diretto dal regista Pepi Morgia, dopo aver superato una dura selezione tra più di tremilacinquecento artisti.

Najma compare inoltre nel video-clip "Ti adoro" di Luciano Pavarotti, girato al teatro Bonci di Cesena sotto la direzione del coreografo Luca Tommassini.

Numerose sono inoltre le sue apparizioni televisive su TV locali e nazionali (TVRS, Quintarete, Rai 3; Rai1).
Il 12 ottobre 2003 è comparsa in prima serata nella trasmissione "Torno sabato...e tre" condotta da Giorgio Panariello con il suo gruppo di allieve in occasione della festa di compleanno per Luciano Pavarotti.

Dal 2002 ad oggi ha, inoltre, intensificato il proprio impegno per il teatro, che ritiene il luogo più idoneo per l'esecuzione di questa danza, dedicandosi alla stesura di nuove commedie di teatro danza orientale da lei interpretate, coreografate e messe in scena con l'aiuto di validi registi quali Vincenzo Di Buonaventura, Mirella Treves, Maria Sforza, Fernando Micucci.