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Le origini


Abbiamo parlato delle motivazioni, più o meno discutili, che spinsero un occidentale a coniare il termine " danza del ventre ", ma resta ancora oscura l'origine della definizione araba di questa danza: "orientale", ovvero "a est", ma rispetto a chi, a cosa? Qualcuno azzarda che sia un calco da una semplicistica definizione occidentale; è certo che gli Occidentali collocano tutto ciò che è proveniente dalla cultura araba in un ipotetico "Oriente" stile "Mille e una notte"; ma come la mettiamo con la danza che si pratica, ad esempio, in Marocco, un po' troppo ad Ovest per essere chiamata orientale dagli Europei, ma certamente ad Est rispetto agli Stati Uniti? Ci troviamo dunque di nuovo di fronte a un termine coniato dagli Americani, grandi appassionati e pionieri in Occidente di questa affascinante forma artistica? E' più probabile che il termine sia davvero arabo e che, come attestano alcune fonti, questa danza arrivò davvero da Oriente, ossia dall'India o, secondo alcuni, dalla Mesopotamia, portata in Egitto e in tutto in Maghreb da antichissime popolazioni nomadi.

La danza orientale ha sin dalle origini coltivato una doppia natura: esoterica ed essoterica, ossia di rituale segreto riservato a pochi e di momento sociale. Probabilmente i suoi primi movimenti, che riportano agli elementi, alle stagioni e ai ritmi della vita e dell'universo, nacquero a scopo rituale ed erano poche danzatrici professioniste a praticarla in specifiche occasioni, come i parti, i matrimoni, le feste per la circoncisione, insomma in tutti i riti di passaggio o nei riti legati all'agricoltura per propiziare la fertilità dei campi e delle donne della comunità.

Tutt'ora lo status della danzatrice oscilla fra quello di intrattenitrice durante le feste, a dire il vero non sempre onorevole, e quello antichissimo di terapeuta, punto di riferimento per le donne in ogni fase della vita dalla pubertà alla vecchiaia. Quest'ultima veste è senza dubbio la più antica, tanto che gli etnologi ne rilevano tracce ancora in certi villaggi del Marocco, dove la danzatrice interviene come aiutante della puerpera, insegnandole dei movimenti che favoriscono la discesa del bambino in un buco appositamente scavato nella terra al centro della tenda dove avviene il parto. La donna, in piedi, sorretta da due assistenti, circondata da tutte le donne del villaggio sue vicine o parenti più prossime, compie una vera e propria danza fatta di ampi cerchi, scatti decisi e ondulazioni dei muscoli dell'addome accompagnati da una particolare respirazione che si accorda al ritmo dei canti e della musica, in un rituale quasi ipnotico che senz'altro aiuta la partoriente a controllare il dolore.

Oggi si sta cercando di recuperare quest'importante funzione della danza anche in Occidente, con il fiorire di numerosi corsi formulati appositamente per la preparazione al parto. I movimenti base della danza orientale, eseguiti senza forzature e in maniera graduale, costituiscono senz'altro un'eccellente preparazione per ogni donna che voglia affrontare il parto in maniera naturale e non eccessivamente medicalizzata.Tuttavia della funzione rituale, sociale e terapeutica della danzatrice orientale oggi è rimasto ben poco: la danza originaria ha subito una forte trasformazione in seguito all'incontro con la cultura occidentale, tanto da non poter ormai più distinguere i movimenti più antichi da quanto ci sia di importato da altre discipline coreografiche.

A questa profonda trasformazione hanno contribuito senz'altro i grandi coreografi e le grandi danzatrici degli ultimi due secoli. Intorno al 1930 una donna libanese di nome Badia Mansabny aprì un nightclub al Cairo, il "Casino Opera", sulla scia dei cabarets occidentali. Da allora l'Egitto divenne un faro per il mondo della danza orientale, dettando le nuove mode in fatto di costumi, musiche, performances e imponendo la fama delle proprie danzatrici, come Samia Gamal e Tahia Carioca.

La danza entrò nel cinema, non solo egiziano (anche Hollywood ne restò affascinata), e nei teatri, adattandosi alle nuove esigenze del palcoscenico e al nuovo pubblico. Questo nuovo tipo di danza nella sua forma artistica si sovrappose alle numerose danze indigene di ciascun paese, dando vita a una creativa contaminazione di stili differenti. Oggi la danza orientale, diffusa nelle due forme di stile classico egiziano e stile folkloristico in pressochè tutti i paesi arabi non solo del Mediterraneo, sta conoscendo una nuova stagione di gloria in tutto l'Occidente, trasformandosi da disciplina coreografica a vera e propria terapia per superare i blocchi psico-somatici che spesso affliggono le donne occidentali. Una sorta di ritorno alle origini di quella che può essere definita la "danza più antica del mondo".